L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso un nuovo rapporto sull’inquinamento ambientale, rivelando che oggi 9 persone su 10 respirano aria contenente alti livelli di sostanze inquinanti e che ogni anno 7 milioni di persone muoiono in tutto il Mondo a causa dell’inquinamento ambientale, sia esterno che domestico.
Abbiamo intervistato Stefano Caserini, ingegnere ambientale e docente di mitigazione del cambiamento climatico al Politecnico di Milano, che ha commentato gli allarmanti dati pubblicati dall’OMS e ci ha spiegato quali sono le misure più urgenti, in Europa e nei Paesi più poveri, che andrebbero adottate il prima possibile per ridurre l’inquinamento ambientale.
Questo è un dato che era già circolato in altri rapporti dell’OMS, quello che c’è di nuovo è che la copertura, il numero di Paesi su cui ci sono dati, è cresciuta. Prima su alcuni Paesi c’erano pochi dati, storicamente il tema dell’inquinamento dell’aria è stato studiato in Paesi più ricchi, mentre ora col passare del tempo arrivano dati dalle grandi megalopoli del sud del Mondo e sono dati, come mostra questo rapporto, molto preoccupanti.
Anche perchè se vogliamo aggiungere dei dati che aumentano l’inquietudine, si parla di 7 milioni di morti all’anno per lo smog, più di AIDS, diabete e incidenti d’auto sommati insieme. Di che cosa parliamo quando parliamo di smog? Stiamo parlando delle emissioni automobilistiche, per cui dobbiamo immaginare le auto come i pacchetti di sigarette con “nuoce gravemente alla salute” sulle portiere, oppure quando si parla di smog le emissioni delle auto sono solamente una piccola componente?
Sono sicuramente uno dei problemi, soprattutto nei Paesi dove c’è un grande traffico automobilistico, anche di mezzi pesanti come i Paesi europei più industrializzati e motorizzati. Nei Paesi del Sud del Mondo questo rapporto segnala la grande importanza della combustione delle biomasse per cuocere i cibi, spesso questo avviene in ambienti non ventilati con l’assenza di cappe o di veri e propri camini, e questo è proprio il fattore che da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità segnale come il più dannoso per la salute. E anche quello più facile da risolvere. Il rapporto segnala anche che negli ultimi anni ci sono state molte iniziative per affrontare questo problema, proprio perché costa poco, e cercare in questo modo di ridurre sia l’inquinamento dell’aria ma anche la deforestazione, perché questa legna che viene bruciata per cuocere i cibi, a volte anche per riscaldarsi in alcune latitudini, è anche un fattore che incide sulla deforestazione e quindi sul cambiamento climatico.
Tra l’altro i dati che citava fanno comprendere anche il milione di vittime che secondo i dati ci sono in Africa. Le regioni più colpite dai danni causati dallo smog l’India e la Cina. Dal punto di vista degli interventi strutturali che andrebbero presi, qual è la gerarchia di priorità?
La gerarchia per i Paesi più poveri è sicuramente quella di evitare l’utilizzo di queste biomasse solide per cucinare. I benefici sarebbero sia per la salute che per il clima. Per i Paesi come la Cina e l’India, lì la grande sfida è quella di riuscire a fare a meno dei combustibili fossili, o almeno ridurre l’uso del carbone. In Cina le politiche contro l’inquinamento dell’aria hanno anche dei grandissimi benefici per il cambiamento climatico e quindi lì la sfida è riuscire, ad esempio, a passare velocemente ad un sistema di energia molto più efficiente e basato sulle rinnovabili e, nel frattempo, nel settore dei trasporti, cercare di fare a meno del diesel. Negli ultimi anni il diesel è stato incastrato come responsabilità sulla salute, è un po’ più efficiente della benzina in termini di CO2, però i livelli di ossido di azoto e di particolato rimangono più alti di quelli dei veicoli a benzina. Sui trasporti basta evitare l’aumento dei veicoli diesel in questi Paesi e passare più rapidamente possibile a una mobilità elettrica. Questo ormai si sta delineando come il futuro della mobilità per i prossimi decenni.