‘Se fosse per Napolitano, si farebbe un governo di tutti’.
Da destra a sinistra, su una cosa, questa, sono d’accordo.
Il giudizio su Renzi è impietoso.
“Il voto ha bocciato l’auto esaltazione dei governi” ha scandito il presidente emerito mentre Renzi, in silenzio, lo ascoltava seduto sul suo nuovo scranno da senatore.
Io ti ho creato, io ti distruggo, si potrebbe interpretare, visto che fu Napolitano al Quirinale a favorire l’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi e il suo consolidamento al potere.
Una stroncatura per Renzi il quale, uscendo dall’aula dopo la sospensione dei lavori, sorrideva ma non riusciva a nascondere la rabbia: “sto zitto per due anni” diceva ai cronisti, dando poi appuntamento al pomeriggio.
“Glielo perdoniamo perché è lui” commenta un renziano. In realtà, le orecchie fumano.
L’analisi del voto del 4 marzo non è solo una bocciatura di Renzi ma è una stroncatura del vecchio sistema. Di cui lui, il redivivo Re Giorgio, è stato protagonista.
“Sulla scena politica nazionale il voto del 4 marzo ha determinato un netto spartiacque -ha detto Napolitano- a inequivocabile vantaggio dei movimenti e delle coalizioni che hanno compiuto un balzo in avanti clamoroso nel consenso degli elettori e che quindi di fatto sono oggi candidati a governare il Paese. Ha contato molto nelle scelte degli elettori il fatto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme”
L’invito a 5 Stelle e centrodestra ad assumersi le proprie responsabilità suona più come un monito, quasi una minaccia alle forze che non stanno riuscendo a trovare un accordo per eleggere i presidenti di Camera e Senato, figuriamoci il Governo.
Le randellate sono per tutti. Ma il passaggio chiave è il riferimento al Capo dello Stato, Sergio Mattarella: ” Per aprire, nell’attuale scenario, nuove prospettive al Paese sono insieme essenziali il rispetto della volontà popolare e il rispetto delle prerogative del Presidente della Repubblica, al quale rivolgo a nome di voi tutti l’espressione calorosa della nostra stima e fiducia”
Napolitano lancia una sfida: chi ha vinto deve governare, ma senza uscire dai binari che sono dati dalle cornici politiche consolidate, in Italia e in Europa. E deve prepararsi a condividere le responsabilità, se necessario. Come sostiene il presidente della Repubblica. Quello in carica.