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Giustizia, diritti: dall’Italia agli Usa di Trump

La giustizia e i diritti. Dall’Italia dei grandi processi (25 anni fa, il 30 gennaio del 1992, la storica sentenza della Cassazione contro Cosa Nostra) ai diritti fondamentali negati per migranti e rifugiati negli Stati Uniti di Trump.

Memos ha ospitato oggi Giovanni Salvi, procuratore generale a Roma, magistrato da quasi quarant’anni. Salvi è stato il pm in molti grandi processi: Ustica, Gladio, il memoriale Moro, il delitto Pecorelli. Si è occupato del terrorismo nero: Nar, Avanguardia nazionale, Ordine nuovo. E poi del processo sulla morte di Roberto Calvi, il capo del Banco Ambrosiano. Giovanni Salvi ha seguito, tra le altre, inchieste sulla Banda della Magliana, sul cassiere di Cosa Nostra Pippo Calò. Prima di diventare procuratore generale a Roma nel 2015, è stato procuratore capo a Catania per quattro anni.

Giovanni Salvi
Giovanni Salvi

La conversazione di oggi a Memos parte dalla storica sentenza della Cassazione che il 30 gennaio 1992, esattamente 25 anni fa, confermò le condanne per i vertici di Cosa Nostra. «Storica – racconta Salvi – non solo perché per la prima volta si arrivò ad una condanna definitiva di Cosa Nostra, ma anche per il metodo con cui si arrivò, quello che oggi chiamiamo il “metodo Falcone”».

Il Presidente del tribunale Alfonso Giordano durante la lettura la sentenza del Maxiprocesso di Palermo (Wikimafia.it)
Il Presidente del tribunale Alfonso Giordano durante la lettura della sentenza del Maxiprocesso di Palermo (Wikimafia.it)

Giovanni Salvi, studioso del diritto, commenta anche le gravissime decisioni del presidente degli Stati Uniti Trump sul blocco temporaneo degli ingressi negli Usa per i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana e sul congelamento del diritto d’asilo per 4 mesi (e a tempo indeterminato per i soli cittadini siriani).

«E’ un gravissimo errore strategico nella lotta al terrorismo di matrice radicale islamica – dice Salvi – Non si combatte questo terrorismo con misure di tipo militare o giudiziarie. Lo si combatte soprattutto vincendo la guerra nelle coscienze, facendo sì che venga ripudiato. Parlare alla pancia della nazione, come si tende a fare anche in Italia quando si collega l’immigrazione col terrorismo, è molto pericoloso perché si introduce un argomento irrazionale in un tema in cui i governanti hanno l’obbligo di essere razionali e contrastare la paura».

Il procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, ricorda anche l’origine di quel principio giuridico che oggi viene violato negli Stati Uniti: «dobbiamo ricordare – dice Salvi – che l’origine di questo obbligo assunto a livello internazionale di proteggere le persone che fuggono da guerre o persecuzioni, fu il rifiuto della comunità internazionale ad accogliere gli ebrei nel periodo delle persecuzioni compiute in Italia e in Germania».

Nel corso dell’intervista il pg Salvi parla dello stato della giustizia in Italia, sostiene le ultime critiche dell’Anm al governo sulla proroga degli incarichi di alcuni magistrati, anche se – a differenza del segretario dell’Anm Piercamillo Davigo – non ritiene che sia a rischio l’indipendenza della magistratura.

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    Raffaele Liguori
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    Mario Vargas Llosa, scrittore, saggista e giornalista peruviano, naturalizzato spagnolo, è morto lo scorso 13 aprile a Lima. Premio Nobel per la Letteratura nel 2010, ha dato vita a una vasta produzione narrativa, saggistica e drammaturgica. I suoi titoli più celebri sono “La città e i cani”, “La casa verde”, “Conversazione nella Cattedrale” ma anche “La guerra della fine del mondo”, “La festa del caprone” e “Il sogno del Celta”. La politica ha sempre fatto parte della vita e dell’opera di Vargas Llosa. Vicino al comunismo e a Fidel Castro in gioventù, dal 1980 aveva mutato radicalmente orientamento, abbracciando posizioni conservatrici. Nel 1990 si era candidato alla Presidenza del Perù per il centro-destra, ma fu battuto da Alberto Fujimori e decise di lasciare il paese e chiedere la cittadinanza spagnola. Insieme alla generazione di autori come Gabriel García Márquez (con il quale ebbe un durissimo e celebre scontro ideologico), Julio Cortázar, Carlos Fuentes, fu tra i protagonisti dell’ondata di popolarità della nuova letteratura sudamericana in Europa. Fu il primo autore che non scriveva in francese a essere ammesso all’Académie française. I suoi testi teatrali, rappresentati e tradotti in molti paesi, includono “I racconti della peste”, “Appuntamento a Londra” e “La Chunga”, che il giovane e affermato regista Carlo Sciaccaluga ha messo in scena, in una sorta di trilogia. Ha parlato di Mario Vargas Llosa e del suo teatro a Cult.

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