A Goro, in provincia di Ferrara, i cittadini hanno bloccato le strade con delle barricate per impedire l’arrivo di 20 profughi: 12 donne e 8 bambini. Radio Popolare nella trasmissione Il Demone del Tardi ha intervistato il sindaco, Diego Viviani, che sembra giustificarli: “Non hanno avuto il tempo di metabolizzare la decisione del prefetto”. Dopo la protesta, i profughi sono stati portati altrove.
“E’ stata una presa di posizione da parte della gente che chiaramente non ha metabolizzato l’arrivo dei migranti perché è stata fatta una improvvisata in emergenza, in fretta al pomeriggio e nessuno sapeva niente come si sarebbero svolti i fatti” dice a Radio Popolare il sindaco del paesino romagnolo.
“La prima reazione che si ottiene dalla gente è una reazione di stupore mista a paura” continua Viviani.
Ma stiamo parlando di 11 donne e otto bambini.
“Son stati resi edotti dopo, dopodiché scatta la situazione del dire ‘iniziano cosi e poi mandano tutti gli altri’ quindi si apre un fronte che è difficilmente gestibile”.
Quindi lei comprende la reazione dei cittadini di Goro?
“È chiaro che mi sarebbe piaciuto tentare una mediazione nel senso che capisco le difficoltà del Prefetto, che si trova a gestire una difficoltà di questo tipo. Il problema è che avrei dovuto avere il tempo. Con due ore di preavviso non si riesce a far niente. Resta un po’ di rammarico per quello, poi capisco le difficoltà di tutti quindi non incolpo nessuno è solo che così è difficile lavorare”.
Si riferisce al Prefetto?
“Sì certo, capisco benissimo il Prefetto, è un professionista e sa benissimo il tipo di reazione che si può ottenere con una azione del genere. Vuol dire che è stato messo anche lui nella condizione di non avere altra scelta”.
Ci sta dicendo che che il Prefetto doveva aspettarsi le barricate?
“No, solo che solitamente in altre situazioni si chiede l’intervento dei sindaci per avere un rapporto con la popolazione, perchè non si senta diciamo così vittima di un qualcosa ma si senta partecipe. Io non so perché, però in questo caso non c’è stata l’occasione. Detto questo, ripeto, è una delle reazioni che in un contesto come questo ci si può anche attendere. Poi è chiaro che in questa fase può essere smisurata, può essere anche sbagliata, può essere giusta, ripeto è una situazione che non stata gestita secondo i normali canoni”.
Lei dice bisogna che stare attenti che la popolazione non si senta vittima. La vittima presuppone un aggressore. Di che cosa ha paura la gente di Goro?
“Beh sa è stato diciamo così requisito un ostello gestito da due ragazzi che è di proprietà della Provincia con un’ordinanza immediata”.
Ma non credo che le barricate siano state fatte in solidarietà ai due ragazzi che gestivano l’ostello…
“No, non credo sia stato solo quello lí il movente. Sinceramente faccio fatica a entrare nell’animo della gente, capire cosa può scattare. Dico solo che ho fatto fatica io a spiegare che non ero a conoscenza della cosa perché chiaramente si perde anche di credibilità in situazioni del genere, poi io sono tra virgolette un po’ lì nel mezzo e mi piacerebbe mi fosse data la possibilità di fare il mio lavoro. In questo caso non mi è stata data. Io faccio quello che posso”.
Mi sembra che se la prenda più col Prefetto che con chi ha avuto l’idea di bloccare la strada con delle barricate contro delle donne e dei bambini.
“Io me la prendo un po’ con tutti, nel senso che se si vuole il mio contributo mi si deve chiedere prima, con tempo debito, che stanno arrivando dei migranti e dall’altra parte che hanno intenzione di fare le barricate. Invece così quando si agisce in modo differente, separato, ognuno per suo conto, mi trovo in una situazione lì nel mezzo che è abbastanza scomoda”
Ma lei non pensa che al di là della logistica e della tempistica l’accoglienza di donne e bambini non debba essere affermata senza se e senza ma?
“Guardi, io sono un uomo di mare quindi credo che la gente in mare vada salvata punto. Dopodiché la gestione di tutto il fenomeno migranti a partire dalla situazione africana piuttosto che quella europea deve avere altre svolte. Ma non sono io a dirlo, lo dice lo stesso presidente Renzi. Detto questo, noi dobbiamo evidentemente gestire situazioni di questo tipo e diventa molto difficile in posti isolati come goro e Gorino che sono a 70 km dalla città, con scarsissimi collegamenti, a 40 km dal primo punto nascite. Io non so se sia stata la scelta migliore che si poteva fare, forse c’erano delle aree più avvantaggiate delle nostre”.
Sono i primi profughi che vengono accolti a Goro?
“Sì”
Non ci sono migranti a Goro?
“No. Perché siamo scomodissimi, perché siamo geograficamente nel Delta del Po, nella punta più estrema, ed è chiaro che anche tutta la logistica è impegnativa da gestire”.
Che pericolo possono rappresentare per i cittadini di Goro 11 donne e 8 bambini?
“Non lo so faccio fatica a rispondere a una domanda del genere”.
Perché le barricate si fanno quando c’è un pericolo immediato e gravissimo per la propria sopravvivenza…
“E’ chiaro che tutto il trans mediatico degli ultimi mesi, credo, sono ipotesi, credo che nei pensieri della gente abbia tra virgolette esasperato quella situazione”
Ascolta l’intervista col sindaco di Goro a cura di Luigi Ambrosio e Gianmarco Bachi