Il corpo carbonizzato e mutilato di Hande Kadere Yasasi era stato rinvenuto lo scorso 8 agosto.
Transessuale, di soli 23 anni, da tempo era in prima linea nella lotta per i diritti della comunità LGBTQ in Turchia. Gli amici più stretti la ricordano come una persona mite, ma coraggiosa. Fecero il giro del mondo le immagini che la ritraevano, un anno fa, mentre resisteva ai poliziotti incaricati di dissolvere il gay pride di Istanbul, sedendosi per terra di fronte a un blindato che sparava acqua pressurizzata. Hande Kadere lavorava per strada, era continuamente esposta a rischi.
Era una persona che non stava in silenzio. I movimenti LGBTQ turchi indicano come un movente del suo assassinio proprio la sua determinazione nel denunciare a violenza e le ingiustizie nei confronti di gay lesbiche e trans in Turchia.
Secondo i dati di Trans Europa, la Turchia è il paese dove si verifica il numero più alto di assassinii ai danni di trans. Solo due settimane fa sempre a Istanbul il corpo senza vita di un gay siriano è stato ritrovato orrendamente mutilato.
In Turchia negli ultimi anni l’intolleranza nei confronti di gay e trans, è aumentata. A Istanbul, i Gay Pride degli ultimi due anni sono stati vietati e le tante persone che nonostante il divieto sono scese in piazza , in corteo o anche a piccoli gruppi, sono state attaccate con lacrimogeni, idranti e pallottole di gomma.
Ad essere tollerati invece, denunciano associazioni e movimenti, sono affermazioni omofobiche e transfobiche che alimentano odio e portano a crimini, il più delle volte senza responsabili.
#HandekadereSesver, dai voce a Hande Kadere è l’hashtag che guida la campagna e la protesta contro la violenza che l’ha uccisa e che accompagnerà la manifestazione convocata dal movimento LGBTQ di Istanbul e il comitato Gay Pride pomeriggio nel cuore di Istanbul.