Ha avuto un percorso a ostacoli, mille traversie e tanti intoppi. Ma alla fine la masseria di Cisliano, bene confiscato alla ‘ndrangheta, ha trovato nuova vita. L’ex ristorante era stato sequestrato al clan Valle nel 2010, dopo lo spettacolare arresto dei Valle, ma la riassegnazione alla comunità non aveva avuto vita facile. I raid vandalici erano cominciati nell’autunno 2014. Dopo un lungo anno nel quale il sindaco, insieme a Davide Salluzzo di Libera, ha manifestato la volontà di vedersi assegnata la Masseria, finalmente si era arrivati alla soluzione del comodato d’uso gratuito per un progetto di riutilizzo sociale. E così è iniziata la nuova vita. “Finalmente possiamo dire che la vicenda della masseria ha avuto il suo lieto fine”, dice Davide Salluzzo, di Libera Lombardia.
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Ma per una storia a lieto fine, ce ne sono ancora molte che ancora non ce l’hanno. Nella zona del Magentino-Abbiatense ci sono 32 beni confiscati alla criminalità organizzata in 31 comuni e solo la metà sono stati riassegnati. “La metà dei beni confiscati non è ancora stata riassegnata”, dice Erika Innocenti, giornalista de L’Altomilanese, che ha mappato la zona.
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Uno dei problemi principali nella riassegnazione dei beni confiscati alla mafia è la burocrazia, che blocca di fatto la possibilità di riassegnarli alla cittadinanza. Con l’intento di aiutare le amministrazioni comunali è nata l’associazione Progres. Veronica Dini, avvocata, ne fa parte e dice: “Bisogna fare in modo che le amministrazioni abbiano meno ostacoli possibili”.
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